martedì 26 maggio 2020

Quando l'ingegneria incontra la creatività STEP #13

"La creatività è più importante delle materie "stem" dell'ingegneria". Queste sono le parole di Stephen Wozniak, l'ingegnere che ha dato vita alla Apple insieme a Steve Jobs. Parole che se lette con attenzione mettono in luce uno degli argomenti più dibattuti negli ultimi anni. Infatti secondo Wozniak al termine "stem", acronimo di science, technology, engineering e mathematics, dovrebbe essere accostato il termine "arts", ossia la capacità di essere creativi e di usufruire delle conoscenze per produrre qualcosa di innovativo. Per tale motivo si è preferito usare il termine "steam" che mette in evidenza l'importanza che svolge la creatività in settori prettamente scientifici come l'ingegneria.
In tali settori è dunque necessario accostare all'ambito scientifico anche il cosiddetto "genio creativo" che spesso conduce a scoperte a dir poco rivoluzionarie.



Tra svariati settori in cui tale caratteristica risulta essere indispensabile spicca l'ingegneria chimica che nell'ultimo decennio ha prestato molta attenzione al tema dell'inquinamento e ha condotto ricerche per rendere la plastica, materiale tanto amato dall'essere umano, 
Il ciclo delle bioplastiche
biodegradabile. Se inizialmente la genialità risiedeva nel produrre un materiale flessibile, elastico e resistente a partire dal petrolio, ora essa emerge nel tentativo di rispondere alle esigenze umane senza venir meno a quelle del nostro pianeta. In tale senso emerge la potenza e la creatività dell'ingegneria chimica che permette realizzare la plastica partendo da fonti diverse che renderanno possibile la decomposizione di tale materiale in un breve lasso di tempo senza causare inquinamento ambientale.


Bioplastica: la plastica sostenibile
Come precedentemente detto, la genialità di tale scoperta risiede nel rendere sostenibile un materiale usato dalla popolazione globale e ritenuto insostituibile per le sue proprietà fisiche. Per ottenere un risultato così innovativo non bastano le conoscenze ma occorre avere creatività e fiducia delle proprie intuizioni che, come in questo caso, possono rivelarsi geniali. 
Quando si parla di bioplastiche ci si riferisce a plastiche prodotte a partire da materiale organico che può essere decomposto tramite i batteri saprofiti, naturalmente presenti nell'ecosistema. Le bioplastiche più comuni derivano da amido ricavato da mais, frumento, riso o tapioca ma recenti ricerche hanno evidenziato come sia più conveniente ricavarle a partire da microalghe. 


Microalghe usate per produrre bioplastica
Queste ultime infatti permettono di quadruplicare la produzione di bioplastica rendendola a basso costo e avendo un minor impiego di risorse naturali.  
Le microalghe scelte a tal fine sono la Gracilaria vermiculophylla e l'Alaria esculenta le quali, una volta raccolte e fatte essiccare, vengono polverizzate e mescolate con un bio-polimero in modo da poterle lavorare ed ottenere ciò che prima era prodotto da polimeri sintetici. Tale materiale, oltre a possedere le caratteristiche tipiche della plastica, è resistente al fuoco e dura per un periodo limitato di tempo così da non inquinare l'ambiente.

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